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Esperienze su la produzione dei vibrioni in liquidi bolliti dei Professori Oehl e Cantoni

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Il Nuovo Cimento (1855-1868)

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References

  1. Il Padre Cavalleri, nelle molte sue sperienze (Rendiconti della Classe di scienze matematiche e naturali, di questo Istituto, dicembre 1865), espone che non ottenne mai vibrioni dalle soluzioni organiche scaldate a 100° entro tubetti suggellati ermeticamente, ed anche da quelle scaldate ad 80° e 90°. Il che ci conferma nel ritenere che fossero oltremodo diluite le varie soluzioni da lui adoperate (pag. 333 e 356), delle quali ei non si curò di precisare le proporzioni costitutive, come sarebbe debito di accurato sperimentatore.

  2. Qui alludiamo alle molte prove fatte dal Pasteur colle suindicate soluzioni zuccherine, e ad altre ch'egli accenna fatte con sugo di bieta rossa, con infuso di pepe e con orina; tutti i quali liquidi, secondo chègli dice, bolliti a 100° per soli tre o quattro minuti, non produrrebbero nei palloncini suggellati alcun infusorio, nè alcun microfito, pur dopo qualche mese. Invece to stesso Pasteur—senza però badare alla circostanza che sopra notiamo—accenna altrove che il latte gli diede vibrioni in pochi dì, benchè bollito a 100°, ed anche a qualche grado più oltre. Ora questa sua sperienza convaliderebbe ciò che qui diciamo, poichè il latte contiene una quantità di materie azotate ben maggiore che non ve ne fosse nelle sovradette soluzioni acquose col lievito di birra.

  3. Le temperature così calcolate col mezzo della pressione, venivano riscontrate colle indicazioni di un termometro, il cui serbatolo sta in un robusto tubo metallico, che s'addentra nel cavo della pentols.

  4. Un'altra cagione delle mancate prove del Cavalleri sta forse nel-l'avere egli operato, nei più dei casi, in tubi cilindrici, per modo che, in relazione al volume dell' aria e del liquido rinchiusovi, riesciva assai più limitata che nei nostri palloncini la superficie di mutuo contatto de'due fluidi.

  5. Il processo dello Spallanzani da noi seguito, di chiudere i palloncini a fusione di vetro, innanzi di esporre ad alte temperature e l'aria ed il liquido rinchiusovi insiem, è assai più semplice, e pare a noi che debba lasciare minori dubbi sull'introduzione di germi esterni, che non il processo, usato dal Pasteur, di bollire il liquido nel pallone col collo comunicante con un tubo adduttore dell' aria infuocata, il qual collo si fonde poi, quando il liquido è raffreddato.

  6. Pasteur provò soltanto che le spore delle torule e mucedinee, ed i germi animali diffusi nell'atmosfera, scaldandoli nell'aria secca, perdono la facoltà produttrice verso i 125°, Ma egli stesso asserisce che quelle spore vegetali si estinguono scaldandole, anche solo per pochi minuti, nell'acqua bollente a 100°. E ancor noi diremo qui innanzi di alcune sperienze nelle quali le spore d'una muffa non mostrarono la facoltà germinativa dietro la ebollizione nell'acqua.

  7. Con questo decotto di zucca abbiam pur fatte le seguenti prove. Seminandovi alcune spore date dalla zucca stessa fatta ammuffire, e lasciandolo poi esposto all'aria, dopo un di, esse vi attecchiscono, producendo un ricco micelio, e tale è il loro sviluppo, che impediscono quello dei vibrioni e bacteri, i quali vi appaiono solo in forma di bacilli immobili, o piuttosto dotati puramente del moto browniano. Ora, chiudendo in tre palloni codesto infuso di fresco preparato e seminato di spore, indi suggellatili al solito modo e fattili bollire per altra mezz' ora in una pentola a 100°, si osservó che le spore eran tutte precipitate al fondo del liquido, il quale si mantenne abbastanza trasparente al dì successivo. Ed aperto poi uno dei palloncini nel secondo giorno, vi si scorgevano numerosi e vivacissimi vibrioni, di mezzana e di grande dimensione; le poche spore nuotanti non avevano germinato, nè prodotto micelio visibile, ed il liquido era leggermente acidulo; laddove il sovradetto colle spore non bollite e fruttificanti, era fortemente acido. Quindi nello stesso decotto il germinar delle spore contraria lo sviluppo dei microzoi; e se quelle sono estinte dalla bollitura, i vibrioni compaiono nel liquido bollito entro palloni chiusi, come sarebber comparsi pei primi nello stesso decotto lasciato all'aria libera, ma non seminato di spore.

  8. Egli è evidente che se in questi palloncini, ancorchè chiusi, svilupparonsi i vibrioni in buon numero, questi sarebbersi non meno sviluppati se, ancor dopo averli bolliti, vi si fosse lasciato entrare l'aria esterna, filtrandola attraverso il cotone, oppure lunghesso il loro collo, reso sottile e sinuoso. Codesti artificii, adoperati dal Pasteur per confermare che i germi sono nell'aria, hanno un valore relativo alla diversa temperatura limite di produttività degli infusi, a norma probabilmente del diverso grado di loro concentrazione.

  9. Sebbene le temperature, calcolate mercè la pressione su la valvola della pentola, fossero controllate dal termometro, ad abbondanza, abbiam voluto ripetere questa prova, facendo scaldare e mantenere per 15′ a 108° tre palloni collo stesso decotto entro un bagno ad olio, nel quale, col regolare opportunamente la fonte di calore, e con un agitatore interno, si ottenne di serbare quasi costante per alcun tempo la detta temperatura. Ed anche in uno di questi, aperto al terzo giorno (poichè la temperatura dell'ambiente era scesa tra 21°.5 e 24°), si trovarono numerosi vibrioni, di mezzane e grandi dimensioni. Però nell' altro palloncino, il più piccolo, aperto il dì appresso, non si rinvenne alcun indizio di infusorii, fors' anco perchè, toccando esso il fondo del vaso, risentì una più alta temperatura.

  10. L'influenza della quantità relativa dell'aria, colla quale è in contatto il liquido, su lo svolgimento degli infusorii, l'abbiamo riconosciuta più esplicita nei liquidi non bolliti, chiudendo volumi eguali di brodo concentrato in una serie di palloncini di crescente capacità, con aria pura, non iscaldaa, e lasciandoveli chiusi per più giorni. Dalla ricchezza della pellicola, dall' intorbidamento e consecutivo imbrunimento del liquido, e dalla reazione di questo, si potè riconoscere, in modo chiarissimo, che, con uno stesso liquido, ed a pari condizioni nel resto, a misura che cresce la quantità d'aria in contatto, la produzione dei vibrioni si fa mano mano più pronta, e le generazioni loro si succedono più rapide e più numerose, passando dai vibrioni grandi ai mezzani, ai bacterii ed alle minutissime specie, e quindi poi succedendovi la produzione delle spore, che rende bruno ed alcalino il liquido in un numero di giorni mano mano minore.

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(Dal Rendiconto dell' Istituto Lombardo Agosto 1866).

Ricordiamo al lettore la memoria sullo stesso argomento già pubblicata in questo periodico (tomo xxiii–iv 1865–66) dal Prof. Oehl per rimarcare che se qualche volta siamo in disaccordo nelle vedute si è perchè ci siamo riserbati piena indipendenza d'opinioni mentre entrambi attestiamo l'accuratezza estrema delle sperienze fatte in comune.

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Cantoni Esperienze su la produzione dei vibrioni in liquidi bolliti dei Professori Oehl e Cantoni. Il Nuovo Cimento (1855-1868) 25, 150–161 (1867). https://doi.org/10.1007/BF02898533

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